SINTESI DELL’INTERVENTO DEL VICE PRESIDENTE ALBERTO ARMUZZI AL SEMINARIO NAZIONALE CONGIUNTO ANCST/ANCPL SUI SERVIZI PUBBLICI LOCALI (7/11/2000 – FIRENZE) E ALLA TAVOLA ROTONDA (5/6/2000 – BOLOGNA) A NOME DEL RELATIVO GRUPPO DI LAVORO, CON GLI ASSESSORI REGIONALI AI TRASPORTI ALFREDO PERI E AL BILANCIO FLAVIO DELBONO, OLTRE AI RAPPRESENTANTI DEL CISPEL, DELLE ASSOCIAZIONI E DELLE IMPRESE.

 

 

 

LE COOPERATIVE TRASPORTO PERSONE ADERENTI ALL’ANCST

COMITATO TERRITORIALE EMILIA ROMAGNA

 

n. 2 di produzione lavoro (proprietà indivisa)

N. 7 COOPERATIVE di cui

n. 5 consorzi coop.vi a.v.l. (proprietà divisa)

 

FATTURATO 1999 £. 53.268 MLD. (+ 7,77% SUL ’98)

ADDETTI * N. 1.015 (+ 7,18% SUL ’98)

 

 

 

 

 

*si intende soci lavoratori + soci imprenditori + dipendenti (autisti, operai, impiegati)

Pur essendo una realtà importante nello scenario regionale emiliano romagnolo (rispondendo con professionalità alla domanda di mobilità dal taxi, al noleggio con conducente, al minibus, all’autobus, all’autobus gran turismo), sul fronte della privatizzazione delle aziende di t.p.l., non ci sono le condizioni di massa critica per affrontare da soli i processi di privatizzazione.

Ci siamo allora posti il problema delle alleanze, che ha trovato soddisfazione nella sottoscrizione di un protocollo d’intesa (nella primavera del 2000) fra:

e sottoscritto dalle imprese aderenti che rappresentano circa il 90% dell’imprenditoria in Emilia Romagna

GLI ASPETTI NORMATIVI

  1. La legge 422 del 19/11/1997 "Burlando"
  2. "Detta tempi e modalità per la liberalizzazione dei servizi pubblichi locali tra i quali il settore dei trasporti, che è considerato tra quelli a contenuto industriale".

  3. La legge n. 30 del 2/10/1998 Regione Emilia Romagna
  4. "Detta tempi e modalità per la privatizzazione almeno formale (trasformazione in s.p.a.) delle attuali società consortili"

  5. Il D.L. 4014 approvato al Senato, oggi in discussione alla Camera (D.L. 7042)

"Fissa i tempi di trasformazione, il periodo transitorio, entro cui indire le gare su base auropea per l’affidamento del servizio"

 

IL PROTOCOLLO D’INTESA – punti salienti

  1. Verifica delle volontà cooperative, dei consorzi e delle piccole e medie imprese aderenti alle Associazioni (sottoscrittrici del protocollo) di essere interlocutori delle aziende pubbliche e delle relative proprietà (comuni e province) nel processo di privatizzazione.
  2. Definire politiche di riassetto organizzativo (a livello provinciale) al fine di interloquire con le aziende pubbliche, proponendosi interfaccia delle stesse aziende rispetto alla loro trasformazione, per progetti di servizio alla mobilità urbana ed extraurbana, integrati e confacenti ai livelli della domanda ed alle aspettative della pubblica amministrazione e dell’utenza.
  3. Mettere a disposizione delle altre organizzazioni di rappresentanza ed alle imprese non partecipanti al presente protocollo gli orientamenti emersi nelle riflessioni del gruppo delle imprese (firmatarie del protocollo), finalizzato a favorirne l’adesione.
  4. Costituzione di un coordinamento tecnico con funzioni di interfaccia fra le imprese firmatarie ed assieme alle organizzazioni di rappresentanza mantenere vivo il confronto con le Aziende pubbliche (e la loro rappresentanza CISPEL), gli Enti locali (proprietari delle aziende di t.p.l.), la Regione Emilia Romagna, i sindacati dei lavoratori.

IL PROTOCOLLO D’INTESA – punti salienti

  1. Razionalizzare l’offerta di servizio e di conseguenza gli strumenti di supporto fra le imprese presenti nelle singole province:

    1. trasporto collettivo: pulman e minibus
    2. trasporto individuale: n.c.c. e taxi
    3. integrazione del servizio: al fine di utilizzare al meglio il parco veicolare (pulman, minibus, ncc e taxi) ed elevare la qualità del servizio: diurno, notturno, notturnissimo)
    4. valutare la possibilità di essere percepiti nel territorio (quanto meno quello provinciale) un tutt’uno, pur mantenendo distinte le imprese, quindi:

IL PROTOCOLLO D’INTESA – punti salienti

  1. Essere interfaccia delle aziende pubbliche di trasporto, significa interagire con le stesse per meglio accompagnare la privatizzazione pur nella continuità del servizio (anche migliorandolo) e garantendo i servizi minimi, attraverso l’approfondimento di progetti integrati condivisi ed applicati:

    1. concessioni
    2. subconcessioni
    3. affidamenti
    4. integrazioni di servizio (bus, minibus, ncc, taxi)
    5. anche attraverso l’utilizzo di società miste
    6. gestione del rimessaggio, dell’officina, ecc.

Previsti dalla l.r. 30/98 nel periodo di transizione (cioè dall’1/1/2001 al 31/12/2002 visto che il D.L. 4014 approvato al Senato ha ridotto di anni 1 il periodo transitorio).

IL PROTOCOLLO D’INTESA – punti salienti

  1. Va attentamente valutata rispetto alla privatizzazione delle aziende pubbliche:

    1. l’opportunità di partecipare al capitale sociale;
    2. di concorrere allo sviluppo di un progetto che veda la trasformazione delle aziende di t.p.l. anche in società cooperative di lavoro offrendo la nostra esperienza specifica ed il know-how gestionale;
    3. di partecipare alla discussione regionale sulle ferrovie concesse (decreto Burlando) al fine di valutare le condizioni per essere soggetti partecipi alla gestione, nello spirito di una gestione integrata della mobilità delle persone

Infine, si tratta di razionalizzare (fare massa critica) la nostra presenza nel territorio provinciale e regionale ed essere (attraverso le nostre proposte) interlocutori ed interfaccia progettuale della Pubblica amministrazione e dell’Azienda pubblica di trasporto.

 

PROPOSTE PROGETTUALI

  1. Sulla base delle positive esperienze in corso in alcune province fra aziende pubbliche e aziende private, si ritiene che il processo di esternalizzazione dei servizi di trasporto debba procedere ulteriormente. Ciò può procedere anche a legislazione vigente ed ad invarianza degli attuali assetti societari. Le aziende cooperative operanti in Emilia Romagna sono già attrezzate per candidarsi competitivamente su tutti i segmenti (urbani ed extraurbani) della regione.
  2. Le trasformazioni societarie in s.p.a. (imposte dalle legge regionale 30/98) e in agenzia (ammesse dalla stessa legge) offrono l’occasione per ripensare le architetture societarie e prevedere un ruolo più importante dell’imprenditoria cooperativa anche nelle compagini societarie prossime future. (Un esempio è contenuto nello schema 1) qui allegato che partendo da esperienze consolidate in alcune province, può essere trasferito (pur modificandolo rispetto ai bisogni) sul territorio regionale.
  3.  

  4. E’ opportuno che l’Ente Regione si avvalga della facoltà, prevista dall’art. 18 della 30/98, di istituire un’Agenzia regionale, coi compiti (oltre a quelli previsti) di affiancare dall’esterno l’Assessorato regionale competente e di coordinare, come principale interlocutore le agenzie provinciali (o comunque sovracomunali, se possibile) costituibili ai sensi dell’art. 19 della stessa legge regionale. In particolare, l’Agenzia regionale dovrebbe elaborare gli standard per i cosiddetti servizi minimi che, a loro volta, rappresentano il riferimento fondamentale per la determinazione dei contributi regionali. Inoltre, l’Agenzia regionale rappresenterebbe il naturale referente per agenzie private (società di capitali) di interesse sovraprovinciale nel campo del trasporto delle persone.
  5. L’Agenzia regionale dovrebbe assicurare quei principi di neutralità e imparzialità che potrebbero risultare inadeguatamente tutelati nelle (eventuali) Agenzie provinciali, dati i legami tra queste e le attuali società consortili.

     

  6. Fatti salvi gli adempimenti dettati dalla normativa, si ritiene che la costituzione di nuovi soggetti societari nel campo del trasporto locale debba passare attraverso una preliminare verifica dell’eventuale adeguatezza delle strutture societarie miste (cioè partecipate da soggetti privati) già esistenti rispetto agli obiettivi perseguiti. Inoltre, le attuali cooperative operanti in regione si configurano come sbocchi occupazionali e imprenditoriali interessanti, subordinatamente ad una serie di condizioni contrattuali e sindacali, per alcune tipologie degli attuali dipendenti delle aziende consortili.

CONCLUSIONI

Rispetto allo schema 1 le proposte del Movimento cooperativo unitamente alla piccola e media impresa:

 

La proposta imprenditoriale è stata presentata pubblicamente in una tavola rotonda nel giugno del c.a. e condivisa nelle sue linee guida dai partecipanti.

A tutt’oggi è in atto un confronto con gli enti locali proprietari delle aziende di t.p.l. ed i presidenti e direttori delle stesse, anche se non è ancora chiaro ai nostri interlocutori se percorrere la costituzione di:

Noi propendiamo per una agenzia pesante ed una o più s.p.a. leggere perché riteniamo questo il viatico giusto per una reale liberalizzazione.


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